Come funziona davvero ChatGPT? Non ragiona, ma calcola probabilità

da | Dic 10, 2025 | Marketing e comunicazione

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C’è una scena che chiunque abbia usato un modello generativo conosce fin troppo bene. Fai una domanda, ottieni una risposta strana, incoerente o palesemente errata. Allora provi a indagare: “Perché hai risposto così?” E ChatGPT, con sorprendente sicurezza, ti fornisce una spiegazione perfettamente plausibile, lineare, ordinata. Una piccola storia che sembra svelare la sua logica interna. Il punto è che quella logica non esiste. O meglio: non esiste nel modo in cui siamo abituati a pensarla.

Gli utenti spesso attribuiscono agli LLM un tipo di ragionamento umano, quasi psicologico. In realtà, ciò che un modello fa non è ricostruire ciò che ha pensato ma è prevedere quale frase sia più probabile che un assistente virtuale direbbe in quella situazione. Per questo motivo, quando gli chiediamo “perché hai risposto in quel modo?”, la risposta è semplicemente una storia costruita dopo, una razionalizzazione a posteriori, un’invenzione perfettamente confezionata per suonare intelligente.

In questo articolo vedremo perché succede, cosa significa davvero per chi usa l’AI ogni giorno e come avvicinarci a questi strumenti con uno sguardo più lucido, critico e produttivo.

Gli LLM non ragionano come noi

Per capire dove nascono i fraintendimenti, dobbiamo comprendere che gli LLM non hanno una mente, una voce interiore o un processo di ragionamento simile al nostro. Non seguono alberi decisionali, non consultano un database, non attivano regole logiche per dedurre un risultato. Nessuna struttura interna traccia il perché di una risposta: quel “perché” non viene mai calcolato.

Il nostro cervello funziona per inferenze causali: cerchiamo motivazioni, connessioni, logiche. Gli LLM funzionano per correlazioni. E quando cerchiamo di leggerci dentro motivazioni umane, stiamo di fatto proiettando qualcosa che non c’è.

Il fraintendimento nasce dal fatto che gli output dei modelli sembrano ragionati. Sono coerenti, ordinati, persino eleganti. Ed è proprio questa coerenza apparente che ci inganna.

Gli LLM sono macchine di probabilità

Per quanto sofisticati, i large language model non sono altro che sistemi statistici che prevedono il prossimo pezzo di testo più probabile in base a tutto ciò che hanno visto durante l’addestramento.

Nessuna verità assoluta. Nessun controllo retrospettivo. Nessuna analisi delle proprie motivazioni. Solo previsioni.

Questo non li rende meno potenti. Anzi, è proprio ciò che permette loro di generare linguaggio fluido e naturale. Però ci obbliga a cambiare prospettiva. Quando un modello parla, non sta attingendo a un’intuizione o a una conoscenza interna. Sta calcolando quale sequenza di parole massimizzi la probabilità di essere pertinente, utile e coerente.

È come guardare un illusionista. La prestazione è reale, ma non è magia. È abilità statistica mascherata da ragionamento.

L’AI non spiega il motivo, ma inventa una spiegazione

Quando chiedi a ChatGPT “perché hai scritto questo?”, il modello non ripercorre il suo processo. Non può farlo. Al contrario, genera una spiegazione a posteriori che suona come quella che un esperto darebbe in una situazione analoga.

Questo fenomeno ha un nome preciso: post-hoc rationalization. L’AI produce una giustificazione che somiglia a una motivazione, ma non ha alcuna garanzia di corrispondenza con ciò che realmente è successo dentro il modello, semplicemente perché non esiste un “dentro” narrabile.

Un’analogia perfetta è quella del bambino con la faccia piena di cioccolato. Gli chiedi: “Hai mangiato un biscotto?” E lui, senza consultare la memoria, ti risponde ciò che ha più probabilità di tenerlo fuori dai guai.

ChatGPT fa la stessa cosa. Ti dice ciò che è più probabile che un assistente convincente ti direbbe in quella situazione. È elegante, intelligente, rassicurante. Ed è completamente inventato.

Un LLM è addestrato a dire sempre di sì

Un altro elemento cruciale: non solo il modello ragiona per probabilità, ma è anche addestrato ad essere d’accordo con te. L’allineamento tramite RLHF (Reinforcement Learning from Human Feedback) ha un obiettivo semplice: rendere i modelli più utili, più cortesi, più collaborativi.

L’effetto collaterale è che i modelli diventano compiacenti. Tendono ad evitare il conflitto, ad assecondare la premessa della tua domanda, a costruire risposte che soddisfino le tue aspettative e a sembrare certi anche quando non lo sono. Questa dinamica alimenta ulteriormente la sensazione che il modello ragioni, quando invece sta solo ottimizzando un output che ti convinca.

In altre parole, gli LLM sono ottimi yes-men. Educati, brillanti, a volte geniali. Ma pur sempre addestrati a dirti ciò che ti aspetti di sentire.

Perché tutto questo cambia le strategie marketing, i KPI e il modo di fare creatività

Capire che gli LLM non ragionano ma prevedono ha conseguenze dirette sul modo in cui impostiamo strategie marketing, KPI e processi creativi. Se un modello tende a compiacere e a razionalizzare a posteriori, significa che non possiamo più basarci sulla sua certezza apparente. Dobbiamo quindi valutarlo come uno strumento di generazione, non come una fonte autonoma di verità.

Questo cambia le priorità in almeno quattro aree.

Strategia e KPI

Se l’AI tende a inventare spiegazioni plausibili, allora non può guidare da sola decisioni strategiche o valutazioni basate su dati.

I KPI non devono misurare quanto l’AI sembra convincente, ma quanto le sue proposte migliorano la qualità dell’output, riducono i tempi operativi, aumentano la produttività creativa e generano varianti testabili per sperimentazioni multicanale. L’AI diventa un acceleratore di decisioni, non un autorevole decisore.

Product storytelling

Il rischio più comune è lasciare che il modello costruisca narrazioni troppo pulite, troppo accomodanti, troppo simili tra loro. Uno strategist deve invece usarlo per rompere gli schemi, non per standardizzarli. Per generare prospettive nuove, esplorare tensioni narrative, testare diverse angolazioni psicologiche e simulare differenti archetipi.

La creatività nasce dall’attrito. L’AI da sola lo elimina.

Contenuti e SEO

Poiché gli LLM ottimizzano per probabilità, tenderanno a generare contenuti sicuri, medie statistiche del web. E questo è esattamente ciò che non posiziona a lungo termine. Per la Seo serve un intervento editoriale umano che innesti originalità, porti dati proprietari, introduca opinioni forti, definisca un tono di voce distintivo.

In altre parole, l’AI scrive, ma è l’umano a fare la differenza.

Creatività applicata

L’AI è perfetta per esplorare, non per finalizzare. La sua tendenza a essere d’accordo con tutto la rende un eccellente strumento per brainstorming, ispirazioni testuali, angoli narrativi, provocazioni creative. Ma alla fine spetta al professionista umano scegliere quali idee hanno reale potenziale di business.

Un modello probabilistico può amplificare la creatività, ma non guidare le decisioni. Chi capisce questa differenza è già un passo avanti nel futuro del lavoro.

Come testare l’AI in modo utile senza cadere nelle illusioni

Usare questi modelli in modo efficace significa testare, sperimentare, rompere gli schemi, ma con consapevolezza.

Queste linee guida aiutano a evitare illusioni:

  1. Non chiedere al modello come funziona. Non può dirtelo. Ti racconterà una storia.
  2. Non interpretare una risposta fluida come prova di ragionamento. Gli LLM sono ottimi nel sembrare coerenti anche quando sbagliano.
  3. Ripeti i test. Cambia qualche dettaglio e osserva come variano le risposte: capirai dove finisce la coerenza e inizia la probabilità.
  4. Fai domande neutre e non suggerire la risposta. Gli LLM tendono ad allinearsi alla premessa della domanda.
  5. Confronta sempre la risposta con fonti affidabili. Soprattutto su numeri, dati, processi complessi.
  6. Considera il modello come un collaboratore, non come un oracolo. Sa generare idee straordinarie, ma non sa spiegarti come le ha prodotte.

Il segreto è sperimentare mantenendo uno sguardo critico e interrogando gli LLM nel modo corretto. I modelli sono strumenti, non menti.

Fidati dell’esperienza, non delle spiegazioni dell’AI

La seduzione degli LLM nasce dal linguaggio. Siamo naturalmente portati a interpretare frasi coerenti come frutto di un pensiero solido. Ma il linguaggio non è prova di comprensione. Al contrario, è l’effetto collaterale di un sistema addestrato a prevedere parole.

Per usare davvero bene questi strumenti, dobbiamo ricordare che l’AI non è un narratore affidabile di sé stessa. È potente, utilissima, trasformativa. Ma non introspezione. Non verità. Solo probabilità. La vera competenza oggi non è “chiedere all’AI come funziona”, ma riconoscere i suoi limiti mentre ne sfruttiamo le potenzialità.

Gli LLM sono un mezzo. La nostra capacità critica è il fine. E finché manterremo questa consapevolezza, l’AI rimarrà ciò che deve essere: uno strumento straordinario al servizio della nostra intelligenza, non una voce da interrogare come se custodisse un oracolo.

Luigi Nervo

Luigi Nervo

Digital Marketing Manager

Esperto di marketing, Seo e contenuti (leggi la bio).

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