Il motore di ricerca si trasforma in motore di scoperta. Google Discover è l’app per gli smartphone Android e iOs che permette agli utenti di ricevere notizie in modalità push sulla base dei trend del momento e degli interessi. Può rappresentare un’ottima opportunità per aumentare il traffico organico sul sito e per raggiungere nuovi utenti.
Per gli editori online e per i siti con molte notizie di attualità, Google Discover è una delle sorgenti di traffico maggiori. Per i siti di aziende e brand che impostano una strategia di content marketing legata ai trend del momento, oppure per i blogger, può essere un’ottima opportunità per ampliare la base di utenti e l’esposizione online.
Avendo lavorato per diversi anni su magazine online di grandi dimensioni e siti di news nazionali, ho potuto studiare come funziona l’algoritmo. Di seguito, riporto i dettagli, le considerazioni e i consigli per ottenere molto traffico da Google Discover.
Come funziona Google Discover
La quasi totalità del traffico proveniente da Google Discover è verso i grandi siti di informazione, ma può esserci spazio anche per siti più piccoli e per blog di settore con una nicchia ben definita.
Entità e interessi
L’algoritmo di Google Discover si basa principalmente su entità e trend. È in grado infatti di identificare in tempo reale gli argomenti di attualità più letti, isolandone le entità principali (per esempio nomi di persone, luoghi, eventi) e ricavando delle entità collegate. Per ogni set di entità, raccoglie una lista di articoli recenti pubblicati sul web. Poi li classifica in base alla pertinenza e ai parametri E-A-T di esperienza, autorevolezza e credibilità.
Dall’altro lato, utilizza i cluster di utenti classificati sulla base dei loro interessi. Li confronta con i trend del momento per creare liste di articoli personalizzate e uniche.
Crescita esponenziale su Google Discover
Di solito, sui macro-argomenti l’algoritmo favorisce i siti più grandi e un grande segnale per l’algoritmo è il traffico in entrata. Per questo motivo, gli articoli che ricevono molto traffico diretto, social, a pagamento o referral da altre sorgenti hanno maggiori speranze di entrare nella prima ondata. Tuttavia, Google Discover cerca di stimolare la curiosità. Così, amplia l’offerta di contenuti basandosi sulle entità secondarie. È qui che anche i siti più piccoli hanno l’opportunità di entrare nei feed di Google Discover.
Durante la prima ondata, l’algoritmo di Google Discover impara dai dati sul traffico e dal CTR sui feed. In base alla sua performance, un articolo può uscire da Discover, oppure può prendere maggiore slancio. In questo modo, viene riproposto nelle successive ondate verso un pubblico sempre più ampio, fino a che non si esaurisce l’interesse verso l’argomento.
Il ciclo di vita di un articolo su Google Discover è quindi di breve durata perché è legato all’attualità e ai trend del momento. Ma può avere una crescita esponenziale delle visite organiche grazie alla crescita di pubblico ad ogni ondata.
Google Discover vs Google News
Spesso Google Discover e Google News vengono confusi perché entrambi operano nell’ambito dell’attualità e si basano sul concetto di entità. Invece, si tratta di due strumenti con funzionalità e modalità di distribuzione dei contenuti molto diversi.
Se Google Discover è push e propone le notizie agli utenti, Google News è pull e sono gli utenti a cercare le notizie. Gli articoli sono infatti linkati nella Home page del canale e suddivisi per categorie. Compaiono nello snippet in Google Serp in seguito a determinate ricerche per query collegate a notizie di attualità.
Entrambe le piattaforme sono aperte a tutti i publisher, ma Google News è molto legata all’informazione giornalistica. La barriera di ingresso è più alta e aumenta ancora di più per Google News Showcase, la sezione con funzionalità avanzate che raggruppa pochi editori selezionati.
Tuttavia, lo stesso articolo può comparire sia su Google News che su Discover. Eventualmente, può rimanere nella ricerca organica di Google ed essere utilizzata anche su altre piattaforme. Lo stesso articolo deve quindi essere ottimizzato per ogni canale.
Requisiti per entrare in Google Discover
Il primo requisito requisito per entrare in Google Discover è avere un sito indicizzato su Google e veloce su dispositivi mobile. Quindi crea una sitemap dei tuoi articoli e caricala su Google Search Console (oltre che segnalare il sito a Google, da qui potrai avere informazioni aggiuntive sul rendimento).
Una volta indicizzati su Google, è necessario rispettare regole, seguendo attentamente le norme di Google. Fondamentalmente, non bisogna pubblicare contenuti pericolosi, violenti e ingannevoli. Inoltre, vdevi essere trasparente. Questo significa che devi indicare chiaramente le informazioni sugli autori e sull’azienda, oltre che le modalità per mettersi in contatto.
Infine, come abbiamo detto, i siti con maggior traffico hanno maggiori possibilità di entrare su Google Discover fin dalla prima ondata. Quindi, potrebbe aiutare molto avere un’ulteriore sorgente che sia in grado di portare molto traffico nel brevissimo periodo, subito dopo la pubblicazione dell’articolo. Questo non è un requisito fondamentale, ma può aiutare tantissimo.
Ottimizzazione Seo per Google Discover
Come scritto in precedenza, dobbiamo scrivere pensando a tutti i canali di distribuzione del nostro articolo. Di base, valgono quindi le regole per la scrittura Seo per un articolo giornalistico. Ma dobbiamo prestare maggiore attenzione ad alcuni dettagli che possono fare la differenza su Google Discover.
Titolo
Il titolo (associato al meta tag Open Graph og:title) è uno dei due aspetti più importanti. Per entrare nella prima ondata, dobbiamo prestare attenzione all’entità principale, che deve essere messa all’inizio o comunque tra le prime parole, e a quelle secondarie, che dovrebbero comparire nei primi 65 caratteri. Si tratta della parte che viene visualizzata nella Serp organica e su Google news, quindi deve avere un senso compiuto ed essere esaustiva.
Tuttavia, la lunghezza del titolo su Google Discover è fino a 110 caratteri, quindi abbiamo spazio per aggiungere una call to action. Scriviamo qualcosa che può stupire il lettore o dargli un motivo reale per cliccare e leggere. In questo modo, possiamo aumentare il CTR e dare slancio all’articolo nelle successive ondate. In molti dicono che il click-bait viene punito da Google, ma, osservando la spazzatura che compare nel feed, non sembra così. Cerca comunque di non utilizzare titoli ingannevoli per etica professionale, per il bene dell’informazione online e per salvaguardare la tua credibilità di fronte ai lettori.
Immagine
L’immagine in evidenza è l’altro elemento importante. Deve essere leggera e con una larghezza di almeno 1200 pixel, meglio se in formato orizzontale 16:9. Tecnicamente, dobbiamo implementarla con impostazione meta tag max-image-preview:large (specifica la dimensione massima dell’anteprima dell’immagine), oppure servita tramite pagina AMP. L’immagine deve essere originale e di buona qualità. Il suo compito, insieme al titolo, è quello di attirare l’attenzione tra gli altri contenuti del feed e di far cliccare.
No al click-bait
Infine, chiedo un favore a chi ha letto questa guida sull’ottimizzazione dei contenuti per Google Discover. Cerchiamo di rendere il web un posto migliore. È facile vincere con l’inganno e con titoli click-bait, ma è da sfigati. È molto più soddisfacente vincere pubblicando contenuti di qualità.